Mi definisco artista.
Un termine flessibile, capace di contenere le mie qualità e giustificare le mie imperfezioni. Non tanto per tecnica, quanto per vissuto. Lavoro da molti anni, ma è l’esperienza interiore che mi fa sentire tale. Questa parola, vaga e indefinibile, riesce a descrivermi più di ogni altra: mi accoglie, mi mette alla prova.

Mi definisce anche la parola “immigrata”.
In Italia dal 1996, libera professionista dal 1998. Esploro il legame tra il materiale e il mio stato d’animo. Amo restare allieva: mi fa sentire più libera, meno incasellata.

E la mia origine iraniana?
Sì, mi ha influenzata. Non tanto un artista visivo, quanto un poeta: Sohrab Sepehri. Ho amato le sue parole al punto da tradurle e farle mie, usandole per descrivermi, spesso anche nei titoli delle mie opere.

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